laboratorio gratuito di teatro partecipato per tutte e tutti
Da oltre 13 anni proponiamo alla città SENZA CONFINI, un laboratorio rivolto a cittadine e cittadini del territorio, persone di diversa provenienza, età, cultura. Questo progetto è anche uno spazio di espressione e relazione dove chiunque può attraverso il teatro dare testimonianza pubblica della possibilità di superare i pregiudizi, sconfiggere l’ignoranza, rimuovere la paura.
Siamo per la pace e contro la guerra, e vogliamo, attraverso gli incontri del laboratorio e una Azione teatrale finale, testimoniare con forza l’impegno nel dire no alle armi e alla violenza.
Come sempre questa proposta è rivolta a tutte e tutti, chiediamo solo di impegnare poche ore al mese del vostro tempo per rendere SENZA CONFINI contro tutte le guerre un momento importante e partecipato.
QUALCHE INFO IN PIÙ
14 – 21 novembre 2024
12 – 19 dicembre 2024
9 -16 -30 gennaio 2025
periodicamente pubblicheremo le date degli appuntamenti futuri
Per info:
info@teatroduemondi.it
0546 622999
Zitti tutti è un testo teatrale in dialetto romagnolo scritto nel 1993 da Raffaello Baldini, poeta di Santarcangelo di Romagna. Sulla scena pochi elementi: una poltrona, un tavolino, una lampada, un armadio e “Lui”. Un uomo comune, vinto dal tormento e dalla nevrosi, che passa in rassegna la sua vita attraverso una cascata di parole implacabili e comiche, dolci e dolenti. Racconta di sé, del suo paese, della sua gente, dei suoi figli, di sua moglie, dei tradimenti, del suo essere un piccolo benestante profondamente, tragicamente, poeticamente normale. Quest’uomo vive finché parla. E quando il flusso s’inceppa, la mente e il cuore scoppiano di solitudine e le parole si strozzano in gola. Non gli rimane che reagire urlando disperatamente “Zitti tutti!”.
Luisa nasce dall’incontro con una fragile donna: “Incontrare Luisa ha segnato uno spartiacque ondivago in me che definisce e cuce il mio essere al mondo. Sono entrata battagliera nei contesti di cura, poi, sfiorando le fragilità fisiche, emotive, cognitive che possono dimorare nell’essere umano, ho esitato. Forse, pur essendo una danzatrice, avevo fatto il passo più lungo della gamba. Per mia fortuna, ho scoperto presto che le misure in quei luoghi seguono un disordine di grandezza fuori dall’ordinario. Così, mi sono accordata levante a quell’unità di smisura umana, facendomi gazza ladra di sfaccettanti bagliori appartenenti all’unico Sole umano. Che sia un gesto, una parola, una sorprendente qualità di movimento, un essere umano nella sua interezza.”
Uno spettacolo teatrale che nasce come riflessione artistica sulla figura femminile e sull’evoluzione del rapporto uomo-donna nella civiltà occidentale contemporanea. I movimenti culturali e le mutazioni socio-politiche della fine del XX secolo in Occidente, ci pongono davanti a una donna che rivendica per se stessa caratteristiche e ruoli assai diversi da quelli delle generazioni precedenti. Il lavoro si apre nel simbolo di una di quelle figure femminili, la Margherita Gautier della “Signora dalle camelie” e si sviluppa attraversando alcune suggestioni del femminismo contemporaneo. L’opera è strutturata come una rapsodia drammatica che si avvale di registri differenti: l’elaborazione di testi, il canto e il movimento.
In Vestfalia, in uno splendido castello di proprietà del Barone di Thunder-Ten-Tronckh, vive un giovane dal carattere ingenuo e sincero, di nome Candido… Così inizia il libro delle avventure di Candido, immaginario protagonista a cui Voltaire affida il compito di dimostrare ai filosofi del suo tempo – e a noi, che ancora lo leggiamo – per quale ragione il mondo in cui viviamo non sia il migliore dei mondi possibili. Lo spettacolo segue i viaggi di formazione di Candido che lo portano, in un batter d’occhio, dalla Bulgaria a Buenos Aires, dall’essere soldato e poi marinaio di un bastimento in rotta per Costantinopoli, fra amori disperati e amicizie autentiche. Solo noi possiamo far migliore il nostro mondo. Con l’impegno, lo studio, la partecipazione alla vita, facendo ciò che amiamo con le persone che amiamo.
Una casa grigia. Tre personaggi grigi. Annoiati, scialbi e obnubilati dal mezzo tecnologico, si muovono come prigionieri di un meccanismo prestabilito, il loro sguardo è sempre rivolto agli schermi. Ma ecco una farfalla che sposterà il loro sguardo altrove e farà diventare la casa un teatro di trasformazioni. Un crescendo di emozioni e peripezie in cui i personaggi riscopriranno il potere della fantasia, in un continuo gioco a liberare i corpi e le menti. Lo spettacolo racconta, con il linguaggio della danza e del movimento, il potere dell’immaginazione che trasforma cose e persone in qualcosa di straordinario. Gli autori sono stati ispirati dall’idea di “Fantastica” di Gianni Rodari e dall’opera di Alfred Jarry e la sua patafisica (la scienza delle soluzioni immaginarie). Rodari affermava infatti l’esistenza di una Fantastica in totale contrapposizione alla Logica.
Lo spettacolo porta in scena la violenza di genere raccontando la storia di un uomo e una donna. Seguiamo le vicende di Gianni e Gilda dal loro primo incontro, l’innamoramento, la costruzione di una vita insieme, fino a diventare testimoni della prepotenza con cui la violenza diventa protagonista. Gianni e Gilda sono due pupazzi di gommapiuma a grandezza umana, marionnettes portées, manipolate a vista. Ma la storia dei pupazzi è anche il gioco di una coppia di performer, che sotto gli occhi del pubblico scambia le carte, invertendo i ruoli. A dispetto della gravità del contenuto, TOMATO SOAP utilizza un linguaggio lieve, visuale, ironico, muto, accompagnando il pubblico al limite della risata, là dove la tragedia diventa
Lo spettacolo fa parte di un percorso sulla poetica e la cultura del cibo. I protagonisti della fiaba sono re, principi e principesse, con Zizola, la più piccola delle figlie del re, che rischia di perdere gli affetti e la vita per via del sale. Una volta, al tempo della fiaba, il sale era un elemento prezioso perché serviva a conservare gli alimenti. Un brutto giorno Zizola osa paragonare il sale all’affetto per suo padre, il quale, sentendosi molto offeso dalla figlia, la caccia dal palazzo reale. Evidentemente il Re non aveva mai cucinato e non conosceva il valore del sale, ma dalla sua ignoranza e crudeltà inizia per Zizola una meravigliosa avventura, che la porterà ad incontrare l’amore della sua vita. E nella tavola imbandita del suo matrimonio la storia si trasforma in una lezione di cucina e d’amore per suo padre il Re.
Leggendo Shakespeare ci si imbatte in una realtà fatta di contrasti: l’alto e il basso, l’elevato e il volgare, il comico e il tragico. Nella sua tragedia forse più cupa, Re Lear, Shakespeare toglie allo spettatore ogni certezza, ogni punto fermo: il re dialoga con il suo matto e non si capisce chi dei due sia il matto; i figli apparentemente buoni sono cattivi e viceversa. I personaggi reagiscono in modo infantile, sembrano burattini nelle mani del destino: “Come mosche tra le mani di ragazzini crudeli noi siamo per gli dèi”. Perciò in questo spettacolo la scena elisabettiana è stata ridotta a una baracca di burattini dove il Re Lear è un attore in carne e ossa che dialoga con i suoi fantasmi scolpiti nel legno, dove il dramma è farsa e balletto indemoniato delle teste di legno..